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TIPO DI DOCUMENTO

  • Intervista scritta/Biografia
  • File dati excel
  • Presentazione pdf/ppt

CATEGORIE DI LAVORO

  • Artigianato

TEMI

  • Lavoro
  • Martinitt
  • Stelline
  • Lavoro femminile
  • Lavoro maschile

PERIODI DI RIFERIMENTO

  • 1939-1959
  • 1900-1939
  • 1800-1900

AREE GEOGRAFICHE

  • Distretto milanese

LICENZA


DOCUMENTI DISPONIBILI PER IL DOWNLOAD


Hai riscontrato errori o imprecisioni in questa voce d’archivio? Per favore segnalacelo e provvederemo a verificarne il contenuto. lamemoriadellavoro@gmail.com


Liceo Vico 4I 2016-2017
Questi documenti sono stati realizzati nell'anno scolastico 2016/2017 dalla classe 4° I del Liceo delle Scienze Umane G.B. Vico di Corsico con il progetto di alternanza scuola lavoro e sono il frutto della consultazione, analisi ed elaborazione di documenti dell’archivio storico del Museo Martinitt e Stelline di Milano. Rappresentano fonti scritte di memoria del lavoro.

INTERVISTA AL SIGNOR SCREMIN SERGIO

Come si chiama?
Mi chiamo Scremin Sergio.

Quando è nato?
Sono nato nel 1935

Quando è entrato nell’orfanotrofio?
Sono entrato nell’orfanotrofio a 10 anni, nel marzo del 1945.

Che studi ha seguito e per quanto tempo?
Ho frequentato le medie e l’istituto professionale in collegio, poi tre anni di disegno artistico.

Che lavoro ha fatto?
Io ho fatto il cartografo

Corrispondeva al lavoro che voleva fare da piccolo?
No, inizialmente non sapevo neanche che lavoro fosse, ma una volta iniziato a praticarlo ho capito che era quello che volevo fare, anche perché ero portato per il disegno.

A quanti anni ha iniziato a lavorare?
A 17 anni, presso il Touring Club

Come ha scoperto questo lavoro?
A dire il vero, terminati i tre anni di liceo artistico mi furono proposti diversi lavori da parte di un educatore, il signor Gherardi; il primo lavoro che ho svolto per pochi mesi è stato l’operaio, poi il disegnatore meccanico e infine il cartografo. I ragazzi venivano scelti in base alle richieste delle aziende esterne, che prediligevano i ragazzi del collegio per la loro disciplina ed educazione. Un giorno fummo chiamati da questo educatore che ci chiese chi volesse studiare per diventare cartografo, e nonostante nessuno sapesse cosa fosse, alla fine io e altri due compagni ci offrimmo perché, pur di uscire dal collegio, eravamo disposti ad accettare qualunque lavoro. La mattina dopo ci trovammo alle nove del mattino e ci spiegò in cosa consistesse il lavoro del cartografo: io pensavo che fosse l’impiegato di una cartiera, in realtà scoprii che consisteva nel realizzare delle carte geografiche.

Ci può descrivere come venivano realizzate le carte?
Per descriverlo ho portato alcuni oggetti, come alcuni strumenti da lavoro e delle carte realizzate a mano. (ci mostra alcuni oggetti). Ad esempio questi fogli sono alcuni dei lavori che si eseguivano al Touring Club italiano nei primi tre anni, che erano come tre anni di scuola durante cui ci insegnavano i diversi caratteri di scrittura da utilizzare sulle carte geografiche. Allora si faceva tutto a mano, al contrario di adesso che si usano i computer o la fotocomposizione; usavamo dei pennini particolari, ognuno dei quali aveva un diverso spessore. Per realizzare lavori del genere ci si impiegava circa un mese.

Ci può spiegare in cosa consiste la fotocomposizione?
È una macchina che compone numeri, nomi e simboli che vengono usati sulle carte: il lavoro manuale, quindi, è quasi scomparso a causa di queste macchine.

Gli strumenti li procurava la sua azienda?
Sì, ce li forniva l’azienda.


Quando faceva una carta la cominciava da zero o la copiava da un’altra?
Si partiva dalla scala dei venticinquemila dell’Istituto geografico militare, su cui operavamo le riduzioni nella scala che volevamo. Noi facevamo la brutta copia a mano, dopodiché si passava a chi faceva il definitivo.

Il suo era un lavoro comune all’epoca?
Sì, visto che dopo la guerra molte carte geografiche dovevano essere rifatte. Nel mio reparto eravamo venticinque ragazzi, di cui tre del mio stesso collegio.

E quali altri lavori erano comuni?
Le aziende esterne richiedevano al collegio ragazzi che sapessero svolgere i mestieri di incisori, contabili, falegnami, tipografi, nonché ragazzi per svolgere un lavoro in banca.

Nel vostro reparto, quali erano i diversi ruoli? Venivate pagati in modo differente?
Una ventina lavoravano come me con questo sistema manuale, mentre gli altri erano incisori, poiché le prime carte geografiche venivano incise su pietra. Si doveva, quindi, scrivere a specchio, e quindi, in stampa, la scritta veniva nel senso giusto. Per completare su pietra una carta geografica ci volevano un paio di mesi. Non so, però, se gli stipendi fossero diversi.  Io inizialmente non guadagnavo molto, ma dopo aver chiesto un aumento iniziai a guadagnare 45000 lire al mese che aumentavano in base al merito. L’aumento venne dato però a tutti i compagni che lavoravano con me e siccome questo non mi sembrava giusto mi licenziai e andai a lavorare alla De Agostini.

C’erano discriminazioni tra uomini e donne nel suo ambiente lavorativo ?
No, per quanto riguarda la mia esperienza non c’era nessun tipo di discriminazione, c’erano anche alcune donne cartografe, il cui stipendio era uguale al nostro, quindi venivamo trattati tutti allo stesso modo.

Come è cambiato il suo lavoro con l’introduzione dei mezzi tecnologici ?
Quando furono introdotti i computer si aggiornarono solo i mezzi, però quello fatto precedentemente a mano fu riutilizzato. Ciò che era stato fatto a mano, fu aggiornato con i computer.

Quanto lavorava al giorno?
Otto ore, dalle 9 alle 17. Poi per alcuni anni dopo la giornata di lavoro al Touring Club andavo a lavorare in una ditta che faceva impianti stradali, dove lavoravo per cinque ore.  

Cambiando argomento, può dirci se durante la sua permanenza nell’orfanotrofio ha subito dei maltrattamenti ?
La mia esperienza è stata in generale serena e positiva e non ho subito alcun tipo di maltrattamento. Ovviamente chi era più “vivace” e non si adeguava alle regole veniva punito, ma non in modo eccessivo.

Quindi, per concludere, possiamo dire che si è trovato bene all’orfanotrofio?
Sì, direi proprio di sì.   

A cura di: Pagano Daniela, Guastavigna Lucia, Morelli Paola, Beretta Martina. Amboni Eleonora, Bertani Anita, Masciocchi Rebecca, Pergola Maya, Basciano Alice, Martino Ada

Scarica file Intervista a Alessandro Bacciocchi (0.01 Mb)
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