Intervista ad un ex Martinin: Ferdinando Perosa

“Io sono Ferdinando Perosa, ho 80 anni e ho vissuto 9 anni in istituto.”

-Che lavoro ha fatto?

“Ho fatto l’incisore per 40 anni, ho creato coni per monete e medaglie in genere. L’artista crea un modello facendo prima un disegno e poi un conio in plastilina, dalla plastilina diventa gesso, si fanno i ritocchi e poi si fa il bronzo, si mette nel pantografo che lo riduce e crea le misure.”

*Perosa fa girare dei coni *

“Io ho conosciuto un incisore, anch’esso ex Martinitt, che faceva solo un tipo di incisione usata con l‘oro, detta taglio dolce, mentre noi, che eravamo incisori di stampo incidevamo anche altri materiali, mentre chi fa solo taglio dolce difficilmente arriva ad incidere l’acciaio perché esso si lavora con altro acciaio; è un percorso un po’ più durino.

*Perosa fa passare dei lavori fatti da lui e dei lavori ordinati dal comune di Milano di monete e francobolli*

“All’incisore veniva dato un francobollo da riprodurre su lastra metallica. L’incisione veniva effettuata sullo stampo al rovescio, cosa non facile.”

*Perosa fa vedere delle monete e delle prove di taglio su piombo*

“Una volta si usava lo smalto a vetro; l’incisore doveva incidere la stessa cosa su acciaio, poi veniva fatto lo stampo, poi quei pezzi venivano smaltati a vetro.”

“Dove lavoravo io eravamo in 130, l’azienda aveva 180 anni di storia e ora non c’è più. Noi facevamo per l’ATM 3000-4000 medaglie all’anno.”

-Da ciò deduciamo che a lei piaceva molto il suo lavoro

“Certo, ho iniziato a lavorare a 14 anni e ho finito a 54, ho lavorato 40 anni! Io l‘ho fatto volentieri.”

-Ci può raccontare una sua giornata-tipo? Verso che ora iniziava, a che ora finiva…

“Si cominciava alle 8 e si finiva alle 18; di contratto facevamo 8 ore a giorno più gli straordinari per guadagnare qualcosa in più. Dalle 18 alle 20 andavo a Brera per fare la scuola serale di disegno.”

*Perosa fa vedere gli attrezzi del lavoro*

“Questi sono gli attrezzi che gli incisori dovevano utilizzare; sono pezzi di acciaio che, in questo caso, sono stati fatti da noi perché abbiamo scoperto che l’acciaio dei seghetti svedesi era migliore di quelli che compravamo; inoltre lavoravamo con l’oculare tutto il giorno e quando si copiava il modello dell’artista usavamo un occhio per guardare il modello e con l’altro guardavamo il lavoro”

-Col passare del tempo si sono evoluti questi attrezzi?

“No sono rimasti gli stessi”

-Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, e quindi gli infortuni, come sono cambiate le condizioni con il passare del tempo?

“I maggiori infortuni avvenivano agli stampatori perché i macchinari utilizzati non venivano aggiornati per risparmiare, mentre noi incisori non abbiamo mai avuto infortuni”

-A che età è entrato nell’orfanotrofio?

“sono entrato nel 1945, quindi verso i 7 anni.”

-All’interno dell’orfanatrofio come e a che età è stato avviato al lavoro?

“Verso i 14 anni si veniva mandati in alcune ditte che offrivano dei posti di lavoro.”

-A che età è uscito dall’orfanotrofio?

“Verso i 16 anni io e un mio compagno ci siamo ribellati ad un sorvegliante per poi essere mandati via con la scusa di essere già grandi.”

-Per quanto riguarda l’orfanotrofio come funzionava una giornata-tipo?

“Ci alzavamo, ci lavavamo, facevamo i letti, pulivamo la stanza, poi si andava a fare colazione, studiavamo, poi c’era il pranzo, poi studiavamo ancora e andavamo a giocare.”

-Quante volte al mese poteva vedere i parenti?

“mia madre poteva venire a trovarmi una volta al mese, ma spesso doveva tornare indietro a casa, poiché ero in castigo…”

-Ha qualche ricordo particolare dell’orfanotrofio?

“venendo dal veneto non riuscivo a comunicare coi miei compagni, perciò ero molto impulsivo e spesso combinavo marachelle.”