Dal secondo dopoguerra, con la ricostruzione e la rinascita  economica, anche i due storici istituti di Martinitt e Stelline si svecchiano: acquisiscono nuovi indirizzi didattici, scelgono i percorsi formativi secondo l’indole dei ragazzi e delle ragazze, antepongono la preparazione scolastica anche di grado superiore a quella artiera.
Oltre a questi nuovi elementi nella grande galassia dell’istruzione, vengono recepiti anche comportamenti pedagogici e iniziali attenzioni verso i minori fragili. Più spazio viene concesso al gioco, alla ricreazione, allo sport, alle vacanze al mare e in montagna e alle uscite non ordinarie.
Martinitt e Stelline crebbero nella considerazione collettiva, che ne fece, soprattutto negli anni ’50 e ’60 del Novecento, l’immagine simbolo della Milano assistenziale: i ragazzi e le ragazze erano invitati alle inaugurazioni pubbliche, come per la prima corsa della Metropolitana Milanese, la banda suonava in Municipio ogni 1° gennaio, l’arcivescovo li invitava e le industrie regalavano grandi quantitativi di dolci. Per non dimenticare l’invito a Roma da parte del pontefice Paolo VI e del Presidente del Consiglio dei Ministri, che allora fu Giulio Andreotti.
Da questi istituti, ancora rigidi per la disciplina ma aperti alle innovazioni, uscirono coloro che hanno rilasciato alcune delle interviste e che hanno testimoniato come ci si preparasse al lavoro e come si utilizzassero gli strumenti prima dell’avvento dell’informatica.
Alcuni di loro, purtroppo, ci hanno già lasciato, mentre il sito era in costruzione, ma ci hanno regalato lucide e consapevoli interviste di uno spaccato di vita milanese del secondo dopoguerra.